Julie corre. Corre per tenere in piedi i pezzi della sua vita. Corre a prendere il treno ogni mattina, quando ancora fa buio, che la porta dal paesino di campagna in cui vive coi due figli piccoli a Parigi, dove lavora come capo cameriera in un hotel di lusso. Corre a prendere la metro e a recuperare i figli a tarda sera dalla vicina. Corre a fare la spesa, a comprare regali di compleanno. Corre da una parte all’altra della città alla ricerca di un impiego più remunerativo. Rapida, metodica e organizzatissima, Julie si muove secondo una tabella di marcia che non lascia spazio ad imprevisti. Fino a quando uno sciopero nazionale dei mezzi di trasporto fa saltare il fragile gioco d’incastri su cui si basa la sua quotidianità. Sempre in accelerazione, Full Time. Al cento per cento è una corsa contro il tempo continua che non lascia tregua né respiro. La regia è ritmica, incalzante, in un susseguirsi di stacchi sui gesti quotidiani che si ripetono e che opprimono, restituendo l’immagine di una routine asfissiante alla quale sembra impossibile a chiunque riuscire a stare dietro senza cedimenti.