Un percorso per andare alla scoperta delle frazioni di Portomaggiore, ogni paese ha la propria storia e le proprie eccellenze, magari piccole o poco conosciute, ma il percorso ciclabile che le unisce, ricco di colori e profumi della natura, le rende piacevoli da raggiungere e dà fascino all'itinerario.
Da Portomaggiore a Portoverrara
Il primo percorso (2 km) parte dalla pista ciclabile di Parco Toschi, all'incrocio tra Via G. Bruno e C. Eppi in centro a Portomaggiore e arriva a Portoverarra.
L'escursione inizia seguendo la pista ciclabile che si snoda su quello che un tempo era l'argine della “fossa vecchia” e dello “Scolo Bolognese”; sulla sinistra poco dopo il cimitero, dove il prato si allarga si trovava lo "scarica barche" una sorta di darsena, dove le grandi barche che arrivavano da Comacchio si fermavano e venivano scaricate su battelli più piccoli o su carri. Arrivati al depuratore, a destra riprendono a scorrere lo Scolo Bolognese e Fossa di Porto. Proseguendo sempre a destra incontriamo il borgo “Santa Croce” un tempo sede del cimitero fino a raggiungere Portoverrara. Il piccolo centro abitato è sorto nello slargo tra i due corsi d'acqua che ci hanno accompagnato ed ha origini antichissime.
Maiero, Sandolo, Delizia del Verginese
Il secondo itinerario parte da Portomaggiore, sulla Provinciale per Ferrara zona “Ponte delle Volpi”. Seguire i cartelli “Delizie Estensi”, percorrere Via Parolia fino ad arrivare alla rotonda e prendiere la strada a destra che porta a Sandolo (4 Km) e al Castello del Verginese (3 km). Prima di arrivare a Sandolo, ci si può allungare (1km) fino a Maiero. Poco resta del suo passato, la chiesa antica fu distrutta nella Seconda Guerra Mondiale, rimane il campanile del 1809 che conserva l'aspetto originario con la cuspide appuntita e le pesanti paraste della cella campanaria.
Da ricordare il “Palazzone”, palazzo Berti ex Bergellesi, costruito in epoca pre-barocca sui ruderi della trecentesca rocca di Maiero. Da vedere, proseguendo sulla strada bianca oltre la chiesa il “Pozzale”: antico podere che conserva in ottimo stato un grandissimo fienile datato XV secolo (si dice sia il più grande d'Europa).
Tornare sulla strada principale e si arriva a Sandolo, che prende il nome da un antico ramo deltizio del Po di Volano, il Sandalo.
Nel cuore del paesino, si trova la Pieve in stile romanico a pietra vista. Ci sono buone ragioni per credere che fosse originariamente di forma basilicale a tre navate. Oggi restano la navata centrale e la destra. La Pieve misura 18 metri di lunghezza per 5 di larghezza; vi si accede attraverso un'unica porta d'ingresso sovrastata da una finestra con grata di ferro battuto. All'interno, nel presbiterio c'è un Cristo su croce bizantina e il marmoreo fonte battesimale; nella cappella del battistero un affresco del Battesimo di Gesù nel Giordano, attribuito a Giuseppe Mazzolani.
Lasciato Sandolo e ci si dirige verso la
Delizia del Verginese. Seguire le indicazioni in direzione di Gambulaga, dopo aver costeggiato un bacino d'acqua dolce, ex cava Campanella, si gira a destra e dopo 500 mentri, eccoci dinanzi ad una piccola villa a forma di castello. Inizialmente casale adibito ad uso agricolo, di proprietà degli Estensi, dopo il 1534, fu trasfomato in residenza estiva di Laura Dianti, andandosi ad aggiungere al ricco sistema di residenze ducali distribuite nel territorio. All'aspetto originario vennero aggiunti i torrioni merlati a pianta quadrata ai vertici dell'edificio, i timpani alle finestre, il bugnato in laterizio. Risale al 1700 il portico ad arcate, aperto solo nel lato settentrionale, che unisce la chiesetta al castello.
Dal 2006 la Delizia ospita la mostra “Mors Immatura” Il Sepolcreto dei Fadieni, ritrovamento archeologico datato tra il I e II secolo d.C. rivenuto nelle vicinanze nel 2002. La Delizia è circondata dal ritrovato “Brolo” il bel giardino storico che dalla villa conduce alla torre colombaia mentre sul lato meridionale porta al ristrutturato essiccatoio ribattezzato “La vinaia del sapere”.
Gambulaga, Runco, Quartiere, Portorotta, Ripapersico
Lasciato il Castello del Verginese si faccia rotta verso Gambulaga e l'imponenza della chiesa di S. Giorgio che svetta con i suoi 24 metri di altezza sul piccolo centro abitato. La chiesa sorge nel luogo in cui un tempo era ubicato il "castello", edificata nel 1777 ha la forma di una nave di cui l'abside rappresenta la prua e la facciata la poppa. La struttura è molto sobria, post barocca, le uniche concessioni decorative sono costituite dalle nicchie e dalle paraste della facciata, secondo un disegno geometrico e speculare.
Dopo Gambulaga dirigersi verso Runco (2 km) proseguendo dritti al semaforo girare poco oltre a destra fino alla chiesa di San Sisto oggi unico segno tangibile delle antiche origini di questo borgo. L'edificio risalente al 1600 di architettura barocca conserva all'interno un ritratto del patrono attribuito allo Scarsellino. Viene molto venerata l'immagine della Madonna della Trebbia “miracolosamente” ritrovata indenne dopo essere finita, così si narra, tra gli ingranaggi di una macchina trebbiatrice.
Si torna in sella e continua il percorso dirigendosi a Quartiere. La strada si snoda seguendo il letto estinto del Sandalo, curioso notare poco fuori Runco sulla sinistra una piccola casetta collocata quasi nel letto del piccolo fossato, un tempo pare fosse un mulino ad acqua.
Dopo il cavalca ferrovia, si arriva al paese che deve il proprio nome ad antichi obblighi feudali. Nel borgo agricolo risalente al XIII secolo la chiesa, dedicata a S. Giovanni Decollato, era in origine un piccolo e disadorno oratorio, solo nel 1908 venne edificato l'attuale edificio ad imitazione dello stile gotico. La semplice facciata a capanna dal tipico colore rosso ferrarese è ingentilita dalle due paraste laterali, mentre bianchi merletti ne incorniciano il timpano, la porta e le due finestre, caratterizzandone l' andamento a tutto sesto
Nuovamente in sella superare un piccolo ponte tenendo i corsi d'acqua a sinistra, si arriva a Portorotta antico porto sullo scomparso fiume Sandalo. La rottura di questo porto, sotto la spinta impetuosa delle acque, sta all'origine del nome del paese. La chiesa è intitolata ai SS. Giacomo e Sebastiano, ma in realtà è elevata a Santuario della Madonna di Pompei. Il piccolo edificio sacro fu restaurato nel 1964 e in questa occasione la semplice facciata a capanna fu ricoperta da ricchi marmi, mentre l'interno fu “adattato ai nuovi canoni liturgici”. Ormai al termine del viaggio si attraversa il ponte, si procede su via Fortezza che, percorrendo l'antico andamento del fiume, in due km immersi nella campagna ci porta a Ripapersico. Il paese, come lo stesso nome ricorda, sorgeva nel punto in cui il Sandalo si univa al Persico, fiumi oggi entrambi estinti, ma che rivestivano un'importanza capitale per il territorio ferrarese dell'epoca.
Fin dagli inizi del XIII secolo il piccolo paese fu centro civile e religioso di primaria importanza nel territorio portuense. La chiesa, risalente al X secolo, era composta da un'unica navata con tre altari, che con il tempo divennero 6, mentre la torre campanaria è datata 1767. Anche per questa chiesa furono devastanti i bombardamenti dell'aprile 1945, che distrussero completamente sia l'edificio principale che la torre campanaria, ricostruite al 1950.
Dopo la chiesa, superato l'incrocio con “Cà del gallo”, si tenga la sinistra davanti alle vecchie scuole elementari, e percorrendo la pista ciclabile in soli due chilometri si torna sui Viali di Portomaggiore da dove era partito il viaggio.